Penso
che qualsiasi genitore si sia prima o poi confrontato con le parolacce del
proprio bambino.
Come
è possibile che da un visino dall’aria così angelica ed innocente escano certe
diavolerie!
La
reazione di un genitore è pressoché immediata: all’incredulità e spiazzamento iniziale
segue, a scanso d’equivoci, l’accertamento, in cui si chiede al bambino di
ripetere l’“impronunciabile”, con
l’intenzione di inibire quanto appena detto.
“….Giorgino
ho sentito bene quello che hai detto??!”
oppure:
“…
Giorgino ripeti ciò che hai appena detto se ne hai il coraggio!!”
Quindi
sulla base di inconfutabili prove si passa all’azione.
A
questo punto le dinamiche reattive possono cambiare da genitore a genitore:
Si
spazia dall’illimitata pazienza nello spiegare e cercare di far comprendere al
bambino che certe parole non si devono dire, alla strategia del far finta di
nulla, sino ad arrivare a reazioni di
disapprovazioni in cui i toni si
“scaldano”. Curiosa la reazione di quelle persone che spesso non avendo legami
di parentela col bambino e quindi sentendosi completamente svincolate da responsabilità
a riguardo, sorridono divertiti.
Ritengo
utile premettere che a volte la famiglia ha poche colpe a riguardo, a meno ché
non apparteniate alla categoria di quei genitori che scambiano le parolacce per
intercalare.
Il
bambino può sentire le parolacce per la strada, in TV, dagli adulti in genere,
ma anche da ragazzi o bambini più grandi. Sarebbe quindi utopico sperare di
preservarlo da questa realtà.
Ricordate
comunque che nulla è più educativo del “buon esempio”.
Qual’é
dunque la strategia più efficace?
Dipende
dall’età del bambino.
Partiamo
dal presupposto che l’utilizzo della parolaccia, riceve dei rinforzi, in
termini di attenzione del genitore stesso, ed è proprio quest’ultimo elemento
che porta il piccolo a riutilizzarla e spesso strumentalizzarla nella relazione
con l’adulto.
- Se
il bimbo ha meno di 3 anni, evitate di drammatizzare o ridicolizzare
l’accaduto. Considerate che a quest’età un bambino non comprende il significato dell’espressione utilizzata. E’
molto più attento invece a coglierne l’effetto
suscitato nell’adulto.
La
strategia più utile in questi casi potrebbe essere, spostare l’attenzione
utilizzando dei termini che facciano rima con la parolaccia.
Esempio:
Giorgino: “….o!”
Mamma: “razzo, pazzo, fracasso…”, e chi più
ne ha più ne metta.
In
questo modo eviterete di fornire l’attenzione e quindi il rinforzo, che il
vostro bambino si aspetta da voi, stemperando l’accadimento e facendolo passare
come non degno di attenzione, quindi poco attraente agli occhi del piccolo.
Inutile
sottolineare che tutte le persone di riferimento devono conformarsi a questa
modalità.
Ricordate! E’ proprio la reazione dell’adulto che automaticamente rende la parolaccia intrigante ed interessante,
agli occhi del piccolo.
-Dai
4 anni ai 6, il bambino inizia ad attribuire correttamente il significato
delle parole ed è in grado di distinguere fra parole “buone e parole cattive”.
In questo caso il loro utilizzo potrebbe avere
valenze emulative, (per imitare grandi o adulti significativi), per spirito di
trasgressione, opposizione o per esprimere sentimenti di rabbia.
In
questi casi la strategia più utile è mantenere la calma, senza mostrarvi
scandalizzati.
Con
un atteggiamento tranquillo ma deciso, dite al vostro bambino che certe parole
non si possono usare perché “non sta
bene”.
Sdrammatizzate
la situazione ma non ignoratela, una parolaccia non fa del vostro bambino un
maleducato, nè di voi dei cattivi genitori. Tuttavia rappresenta un
comportamento da evitare. Portatelo a riflettere sul significato
dell’espressione usata:
“tu
lo sai cosa vuol dire, cosa ti può succedere se dici questa parola a qualcuno?”.
Non
cedete alla tentazione di sgridarlo, potrà considerarlo un modo efficace per
attirare l’attenzione e potrà usare le parolacce a questo scopo.
Evitate
anche metodi repressivi, che nella maggior parte dei casi o si rivelano
inefficaci o finiscono nell’ alimentare nel bambino inutili sensi di colpa,
perché anche se non più pronunciate, le parolacce continueranno a tornargli in
mente.
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